Come dalle vampe di un camino, di un fuoco da campeggio o di una grigliata, in cui chiunque di noi si è fatto ammaliare. Dalle sfumature dal purpureo al verde e dai toni dal giallo al blu delle fiamme e delle braci.
I colori rappresentano le trasformazioni, le fusioni, che subiscono gli elementi contenuti nel combustibile e nel comburente quando ci impegniamo a bruciare qualcosa.
Ad esempio legno e aria.
Questa è una visione abbastanza romantica del fuoco. A poterla guardare in tutti i suoi stati è veramente così. Questa nostra mania di bruciare e disperdere nell’atmosfera inquinanti non è però scevra di conseguenze.
Il fuoco altro non è che una trasformazione da uno stato ad altri della materia. Per via dell’energia prodotta da questa combustione, la materia suddivide e cede le proprie parti a seconda della loro infiammabilità.
I colori in natura non sono casi. Ogni colore ha una precisa frequenza dello spettro elettromagnetico per un motivo preciso. Ad ogni colore è associata la vibrazione degli atomi. Se potessimo vedere da vicino, molto vicino, i muri di casa ci renderemmo conto di una cosa molto importante. Una parete verniciata di blu o di bianco atomicamente sono identiche, cambia solo la frequenza con cui questi atomi vibrano per via della loro composizione.
Cosa è in realtà lo smog?
Immaginiamo lo smog diffuso in atmosfera.
Immaginiamolo, sì, perché a occhio nudo non è visibile. A meno di non guardare la città da lontano e notare quella cappa rosso scuro che aleggia tra cielo e terra.
Il rosso è dovuto ai suoi componenti. Come l’azoto, la cui presenza in atmosfera è oltre l’80%, il quale bruciando (ossidando) diventa biossido di azoto e assume una colorazione rossiccia. Ciò che lo rende scuro è dovuto al biossido di ossigeno, circa il 20%. Meglio conosciuto come anidride carbonica o CO2, la cui colorazione lascio desumere.
Innanzitutto bisognerebbe riuscire ad immaginare cosa sia lo smog. Polvere talmente fine da essere invisibile all’occhio umano, ma percepibile quando ci mettiamo a spolverare a casa.
Per capire un’analogia abbastanza rappresentativa, pensiamo a quella reazione chimica che noi chiamiamo fuoco.
Le combustioni che tanto amiamo produrre hanno delle conseguenze
Che siamo all’interno di un motore, in una caldaia, nel corpo umano, ovunque si produce energia, luce, calore, si producono “scarti”. O meglio, si trasforma la materia da un elemento all’altro in questo spettacolo di emissioni di energia.
A livello particellare alcuni di questi scarti hanno dimensioni variabili.
Se potessimo vederli in scala, osserveremmo ad esempio il tappeto volante del biossido d’azoto e l’altopiano dell’anidride carbonica, in tanti minuscoli pezzi sparsi ovunque intorno. Svolazzanti a milioni.
Composizione dell’Aria
L’aria naturale che tutti respiriamo non è pura al 100%, anzi. In misura variabile -a seconda del luogo di misurazione- troviamo miscelati nell’aerosol dell’atmosfera diversi gas e particelle fluttuanti. Oltre all’70-80% di azoto, al 10-20% di ossigeno, al 1-3% di anidride carbonica e altri gas, in misura variabile.
Inoltre possono persistere in atmosfera piccole particelle di fondo dovute al luogo di misurazione.
Componenti di natura organica e minerale come sabbie, residui di scomposizione delle foglie, rocce dalla disgregazione ed erosione, ecc. Ad esempio. In città potremmo trovare microparticelle di vernice, residui della combustione di kerosene e idrocarburi delle auto. Impossibile immaginare le tante piccole particelle di plastiche, scaglie di pelle, peli di animali a tantissimo altro materiale disciolte nell’aerosol. In una spiaggia troveremo sali, calciti, sabbie, microparticelle fibrose di legno, la lista è lunga.
In campagna troveremmo grandi quantità di pollini, fogliame disgregato, ecc.
Milioni di composti organici come piume, ali di insetto, terra. Miliardi e miliardi di nano-particelle per metro cubo d’aria. Chiaramente troveremmo pollini -ad esempio- anche in città o al mare, ma le combinazioni sono chiaramente proporzionali al luogo.
Le nano particelle disciolte, nano polveri invisibili, sono il risultato di scomposizioni sempre più minute. Ma soprattutto le nuove tecnologie tendono già a rendere l’inquinamento in forma nanometrica. Ad esempio le marmitte catalitiche ed i filtri anti-particolato, producono già microinquinamento non rilevabile dagli stessi sensori che attuano i test.
La dimensione di queste “frattaglie” varia dalla proporzione nanometrica a quella micrometrica, fino a quella millimetrica. Dal milionesimo di millimetro in su. Dal millesimo di capello in giù.
Sarebbe uno spettacolo molto simile alla colonna di fumi, ceneri e bracette che si innalza dal nostro fuoco. Quella gamma di particelle che possiamo vedere davanti ad una luce del palco ad un concerto, o davanti ad una finestra quando apriamo per arieggiare e ci mettiamo a spolverare, pulire e battere i tappeti.
In mezzo a tutte queste nano-particelle, in forma variabile, sussistono anche larghe foglie di diossidi, talmente sottili da essere trasparenti e talmente piccole da essere quasi invisibili, ma, se raccolte, concentrate ed analizzate, apparirebbero come un cumulo di macerie multi-dimensionale ad un microscopio ottico.
Dove finisce lo smog?
Tutte queste minuzie disciolte nell’aerosol atmosferico hanno delle conseguenze in primis durante la pioggia, dove una buonissima parte viene nuovamente abbattuta a terra, fusa nel terreno con il conseguente prosciugamento ed evaporazione dell’acqua, quindi la penetrazione nelle riserve d’acqua, nelle falde acquifere e nel nostro ambiente, con altre conseguenze che lascio immaginare.
Inoltre, ciò che rimane a terra e viene successivamente risollevato dall’azione del passaggio di energia del movimento di veicoli e persone, oltre che dall’azione del vento, finisce direttamente inalato per via dell’effetto che ben conosciamo del “cos’è questa strana puzza” durante l’inizio di una pioggia, e nelle successive insolazioni.
Tralasciamo tutta la questione relativa a quanto lo smog influisca sul nostro organismo a quanto di questo possa; traportare allergeni; inquinare le acque, le coltivazioni o le specie animali.
Questo è sicuramente argomento di diversi altri post su questo blog che trattano di mutagenesi e genotossicità, brutte abitudini, conseguenze dell’inquinamento, biomasse e inquinamento ambientale. Tralasciamo tutto questo, chi vuole approfondire lo faccia, passiamo ad approfondire questo argomento.
Energia che si trasforma in materia, materia che si trasforma in energia. Questo è il mondo dello smog in cui viviamo.
Ok, penso adesso abbiamo capito tutti del cosa succede in una trasformazione di energia, ossia nella variazione da uno stato della materia ad un altro.
Quel che succede all’interno di una caldaia, un motore, un camino. Soprattutto ciò che avviene alla nostra atmosfera -qui in basso dove viviamo noi- spero sia sufficientemente chiaro.
Quello che avviene ha un nome preciso, si chiama entropia, ed è nel secondo principio della legge della termodinamica.
L’entropia: così come spiegata in questo accenno di post, tratta quindi quella parte di entropia relativa all’atmosfera. Ossia la separazione di tutti gli elementi chimici che in precedenza si erano uniti. Come ad esempio nel legno o in altri organismi, in cui l’azoto l’ossigeno e il carbonio, si erano legati insieme ad altre centinaia di composti. In decenni di attività di varia entità a seconda della specie arborea o specie animale.
L’entropia e il caos, l’inferno del mondo, il contrario dell’ordine. Esattamente l’opposto di ciò che l’albero ha fatto per tutta la sua vita fissando carbonio e azoto in file ordinate, particella dopo particella. L’albero, il cui ciocco ora brucia nel camino, disperdendo nuovamente nell’ambiente ciò di cui per decenni si era composto, ora diventerà principalmente smog.
Ad esempio una conchiglia, che è formata da un organismo il quale per anni ha accumulato calcio, fino a creare ciò che vediamo. Una volta mangiata verrà smaltita nell’indifferenziato, quindi bruciata in un inceneritore, formando così ossidi di calcio e altri composti volatili. Il vecchio mobile che nessuno più vuole diventerà altrettanto, ossia ossidi, biossidi, fumi di vario tipo. Una parte di questi verranno incastrati nelle calci e nei gessi dei filtri dell’inceneritore. Tra qualche mese questi verranno estratti e stoccati in un silos per abbattere la loro carica chimica. Poi, tra uno/due anni diventeranno mangimi per zootecnica, cementi per edilizia, catrame per la viabilità, nuove sabbie per combattere l’erosione delle spiagge. Un’altra parte diventa immediatamente nuovo fumo e gas disciolto in atmosfera.
Un ciclo continuo di entropia, distropia, utopia, dell’umano genere.
Il sospetto è che questo materiale, disciolto in atmosfera sotto forma di smog, possa essere veicolo per virus e batteri. Che l’azione del vento possa far viaggiare queste particelle fluttuanti per tutto il globo, portando con se la propria carica infettivante
Ora veniamo ad un virus, la cui grandezza, peso e struttura, fanno sì che questo possa appoggiarsi su uno di questi altipiani fluttuanti o tappeti volanti. Con questa immagine, possiamo realizzare che il nuovo insieme venga trasportato dall’energia di vento e calore insieme a tutto il resto.
Ciò che noi di solito chiamiamo ceneri, fumo, vapore, gas, altro non è che la stessa cosa avvenuta a stati di energia diversi, quindi di dimensioni e composizione diverse, ma principalmente simili come concetto.
Queste minuscole particelle potrebbero rimanere in sospensione per settimane se non vi fosse il vento, in una caduta continua apparentemente eterna.
Invece proviamo ad immaginare se esistesse qualcosa in natura che addensasse l’aria di micropolveri calde. Cosa potrebbe succedere a delle particelle in sospensione se sussistesse un’aria perennemente calda proveniente dal basso e ricca di nano-polveri…
Lo smog favorisce la diffusione di virus?
Per capire cosa succede a questo livello della materia, immaginiamo le micro polveri sollevate dall’azione dell’energia del calore di una combustione. Ma esistono anche altre energie che possono sollevare micro e nano elementi nell’aria e farli permanere in uno stato di planaggio continuo.
Nell’oscurità della materia a livello molecolare sussistono miliardi di particelle di ceneri, acqua, gas, sabbie, di misure variabili. Ciò a noi potrebbe sembrare un insieme di granelli confusi, appena visibili i più grandi, nel mezzo dell’aerosol di altri granelli di pochissima importanza. Per un batterio microscopico queste piccole gocce e particelle potrebbero apparire grandi come un tappeto, per un virus potrebbe sembrare un altopiano o un mare vasto e senza confini.
L’esempio dello sciacquone
Per esempio. Le minuscole particelle che si sollevano ogni volta che tiriamo lo sciacquone del bagno o durante una doccia, possono rimanere in sospensione nell’aria della stanza del bagno e di quelle attigue. Se non vi fosse l’azione del vento una volta aperta la finestra. Non ci fosse la spinta del nostro passaggio e altri fattori energetici come il calore e l’energia elettrostatica, tali particelle rimarrebbero veleggianti nella stanza da uno o due settimane.
Cosa risulterebbe alla nostra vista se potessimo guardare il virus in mezzo a questa nebbia di elementi? Possiamo immaginarlo come ad una mosca che poggia su un aquilone o una farfalla su un albero, ma anche ad un polline in una goccia.
La conformazione relativamente robusta di entrambe può permettere la sopravvivenza di questo connubio “finché dura”.
Lo smog come ulteriore vettore
La situazione attuale diventa questa: lo smog si trasforma a sua volta in un vettore. Anche se in piccola percentuale rispetto al totale delle possibili condizioni favorevoli, alcune circostanze di clima e inquinamento possono permettere lo spostamento fisico di un virus da una destinazione ad un’altra. Più raramente di batteri, ma è possibile anche questa casualità. Il trasporto di materia organica e inorganica verso mille possibili mete, talmente fini da essere impercettibili, è stato confermato dalla scienza come un evento altamente probabile nell’aerosol che noi siamo abituati a respirare.
Somma delle eventualità
Alle appena citate probabilità andiamo a sommare un diverso caso: il covid-19, in condizioni relativamente favorevoli, può sopravvivere nell’ambiente da alcuni secondi, ad alcune ore e persino giorni
Nella nave da crociera Diamond Princess -ad esempio- ne trovarono tracce evidenti nelle cabine, anche 14 gg dopo la totale evacuazione e relativo isolamento. Alcuni tamponi risultarono positivi persino sui lampadari. Ora, come questo sia stato possibile è ancora in fase di studio. Determinare come il virus si sia spostato, soprattutto come sia sopravvissuto, è a questo punto poco importante rispetto al possibile danno. Quello che sappiamo è che in determinate condizioni di umidità, senza l’influenza del Sole, il coronavirus può sopravvivere anche per giorni su materie plastiche, metalli, legno, vernici.
Spero di aver reso l’idea in modo chiaro…
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