Rimini era nell’anno 2004 tra le prime 15 città più inquinate d’Europa, nel caso del biossido di azoto. Tra le prime 30 città europee per il particolato fine. Tra le prime 10 città italiane.
Quando realizzo/partecipo a Rimini in eventi di divulgazione riportando questi fatti, ricevo 4 tipi di atteggiamento; lo sbigottimento; l’incredulità; il risolino amaro; il disinteresse.
Capisco benissimo. Come se mi raccontassero che Matteo Renzi è stato premier.
Lo so benissimo. L’ho vissuto, ma non posso ancora crederci. Eppure lui è stato lì.
I fatti sono qui a dimostrare che entrambe le questioni sono realtà.
La peggiore realtà possibile.
Nessuno può credere che Rimini, la patria del buon vino, del buon cibo, dell’accoglienza e dell’ospitalità, sia una delle realtà più inquinate del continente Europa. Allora cerchiamo le interpretazioni più assurde. Dalla falsità dei dati sino all’errore. Dall’esiguità di città confrontate sino al complotto turistico di parte. Via così con diverse spiegazioni a seconda dei soggetti più increduli.
Ma i dati statistici raccolti sono li a dimostrare quanto questa sia l’unica verità per Rimini nell’anno 2004.
La fonte di questi dati è disponibile con una veloce ricerca di Google.
Iniziamo dalle tavole di qualità dell’aria di ISTAT. Questo è il primo ente nazionale a riportare questi fatti per il periodo 2004-2008, poi per il 2012 e il 2013.
Le tabelle qui sopra riportate all’inizio dell’articolo rappresentano le tavole presenti in questi file Excel per l’anno 2004.
Queste tavole vanno calcolate anche con un criterio diverso, ossia considerare la lista delle città più inquinate in rapporto alla popolazione esistente. Si, perché la lista delle città con l’inquinamento maggiore sarebbe un valore assoluto. Mentre in realtà i valori relativi di inquinamento pro-capite sono nettamente maggiori nel caso di Rimini [con soli 140 mila abitanti]. Un valore relativo e piuttosto incisivo in questo caso. Ciò mette Rimini in cima alla lista in questa triste graduatoria.
Rimini è una città così piccola, con un inquinamento tale da fare a gara con metropoli come Bologna, Napoli, Firenze e Milano. Com’è possibile?
Accade per vari motivi. Proverò a spiegarli.
Innanzitutto una piccola premessa. Per equità e conformità di dati, si è stabilito che in tutta Europa, vanno misurati e confrontati questi valori con dati simili. La questione è stata risolta inserendo una centralina di rilevamento permanente in aree verdi con determinate caratteristiche. Ad esempio la distanza da viabilità principali di almeno 1 km. Il campionamento quotidiano. Centraline uniformi e certificate. Pertanto noi sforiamo con questi valori dalle centraline poste nei parchi. Sembra un dettaglio, ma credo valga la pena saperlo.
Conformazione del territorio riminese
La Costa Romagnola della provincia di Rimini si estende per 40 chilometri, ma è larga in media solo 4 chilometri.
Una cementificazione di entità inaudita nel riminese [vedi termine riminizzazione], concentrata intorno alla mobilità ridondante e ad attività inquinanti, come: l’autostrada a 6 corsie con una pannellizzazione interrotta, l’aeroporto più lungo d’Italia, l’incrocio delle due statali, le tangenziali e i lungomari, la ferrovia, gli altri snodi importanti come i due caselli autostradali e le vie di accesso della SS16 Adriatica poi Via Flaminia, la SS72 Consolare San Marino, la SS9 Via Emilia, la Marecchiese, Grotta Rossa, Coriano e Montescudo e gli altri accessi all’entroterra.
Tutti addossati a questa lingua di terra: Rimini è lunga circa 15 km, ma larga solo 4 chilometri nel punto di maggior ampiezza.
Sono effettivamente troppi. Va poi aggiunto l’inceneritore e le altre attività produttive industriali e artigianali presenti fuori città, in ogni centro abitato della Provincia di Rimini.
Infine, l’area costiera attrae a se molto dell’inquinamento proveniente da nord est, sia per via della conformazione montana circostante, sia per il mare che fa da catalizzatore e schermo per le correnti d’aria.
Immaginiamo la provincia di Rimini come un triangolo con la punta a sud. I suoi lati sono 2 muri invalicabili; il lato del triangolo a ovest con gli Appennini; l’altro lato a est con il mare e il suo muro di clima ed evaporazione. Da nord giunge tutto quel che può arrivare come inquinamento insieme ai venti alpini dell’inverno.
Cosa è stato fatto per mitigare gli effetti di tutto questo inquinamento?
Chiaramente, visto l’allarmismo provocato dalla prima stesura 2004-2008 di questo rapporto, diversi articoli di giornale fecero apparire come allarmistici questi dati. Negli anni successivi la dichiarazione dei valori è stata più complessa e articolata, diciamo meno accessibile alla massa.
Problema risolto?
No, anzi, peggiorato, come possiamo evidenziare dagli studi ulteriori.
Così, “fortunatamente”, negli anni successivi, grazie anche ad una forte campagna di “sensibilizzazione ambientalista” [dicesi verde o green], questi valori si riducono gradualmente e ci fanno scendere al 200° posto.
Apparentemente tutto bene.
Questo però avviene anche perché l’ordine dei valori è basato sul 2008, l’anno migliore ed il meno piovoso a Rimini. Inoltre, come già chiarito sopra, il criterio utilizzato è il valore assoluto, non quello relativo. Confrontare la vastità di Bologna, Napoli, Torino, Milano, con la concentrazione di Rimini, senza valutare i residenti, è un po’ come confrontare mele e pere. Figuriamoci se andiamo a rapportarci a Vienna, Monaco, Lisbona, Parigi, Madrid o Stoccolma.
Avanziamo quindi negli anni successivi al 2008. Vediamo che a questo piccolo e temporaneo miglioramento si susseguono indici di peggioramento della qualità dell’aria e innalzamento delle temperature. Situazione costante che fa permanere comunque Rimini nella lista delle 30 città più inquinate d’Europa per tutti gli anni successivi.
L’esposto presentato alla procura ha prodotto qualche risultato? Ai posteri l’ardua sentenza.
Dal 2005 al 2014, attivisti del MoVimento 5 Stelle e ambientalisti di tutta la Provincia di Rimini, hanno iniziato una campagna mediatica contro l’inceneritore e la mobilità selvaggia. Dalle prime uscite del 2005 presso l’inceneritore di Raibano con il nanopatologo Stefano Montanari, fino al 2011 dove ci trovammo costretti a presentare un esposto verso il sindaco uscente di Rimini, Alberto Ravaioli [update 20180830: il sito rimini5stelle.it è stato chiuso, ho riportato l’esposto qui per storicità e comodità].
Che ne è del resto della provincia?
Qualcuno potrebbe obiettare che i dati sono riferiti alla sola Rimini e non a tutta la costa ( ossia 3/4 della provincia ). Come se Cattolica e Bellaria non fossero vicine all’A14 e alla SS16 o che in quelle aree fossero stati banditi gli impianti a biomasse? Forse la viabilità e la mobilità in queste città sono state ridotte solo ai limiti dell’area periferica. Le fabbriche e il riscaldamento improvvisamente cessati. Scomparse le zone artigianali, maggiori produttrici di rifiuti speciali e cuore dell’inquinamento più concentrato. Anche i treni, i camion, gli scooter, i SUV, non viaggiano più in quei centri urbani.
In realtà tutto si spiega così: per avere una centralina di campionamento servono almeno 50 mila abitanti.
Le città della Provincia di Rimini non citate, non è che siano esenti da inquinamento, anzi. Semplicemente non hanno le centraline di campionamento 24/7/365 come da noi. E se parliamo di Riccione, Misano Adriatico, Coriano, tutta la vallata intorno a Raibano, ricordiamoci allora di aggiungere anche gli effetti dell’inceneritore, che ricordo ha un raggio di azione potenziale di 9/10 chilometri, in assenza di vento.
Santarcangelo, San Mauro, Savignano, Gatteo, Igea Marina, Bellaria, sono avvinghiate e arrotolate all’A14, alla SS16, all’Emilia. I venti contribuiscono a spostare periodicamente la massa di inquinanti. Questo perché l’aria inquinata non è statica, viaggia nel raggio di 10 chilometri in ogni direzione della Provincia di Rimini. Difficilmente scompare verso l’alto essendo più carica, pesante, rimane in basso.
Mutagenesi e genotossicità: due termini astrusi per chi è profano, ma molto indicativi dello stato di salute di una città.
Valutiamo che da quel periodo, dagli anni 2004-2008, la situazione di Rimini è enormemente peggiorata.
Oggi, a conferma dei dati ISTAT dall’anno 2008 in poi, abbiamo anche altri studi utili a confrontare e confermare l’allarme ambientale in corso. Altri dati, come quelli di ARPA [Agenzia Regionale Prevenzione Ambientale] del Dipartimento di Analisi e del laboratorio di Mutagenesi Ambientale e Genotossicità di Parma. Questo studio ha dei dati che ci permettono di confrontare la situazione di Rimini con quella delle altre città della nostra regione. Abbiamo un decennio di dati degli sforamenti delle centraline di rilevamento del particolato mantenute da ARPA. Esistono diversi altri studi e rapporti ambientali che dimostrano e confermano la veridicità dei dati allarmanti qui riportati, ma che non sono pubblicati per un evidente necessità di tutela … dei cittadini? No, delle amministrazioni.
Aggiornamento 2021: Dettagli su mutagenesi e genotossicità sono reperibili con Google, per il dettaglio di Rimini ed alcune città campione dell’Emilia-Romagna è disponibile lo storico di ARPAE.
Si torna al vecchio incipit dell’etica pubblica: la politica
La questione si fa etica: una parte politica amministra e usa il gioco delle 3 carte. Con la cittadinanza il giochetto funziona e nessuno si accorge di nulla. Mentre con amministrazioni ed enti locali di un certo livello, questi mezzucci hanno prodotto solo declassamenti ed avvertimenti di vario genere. Declassamenti e avvertimenti che ci hanno costretto ad azioni discutibili come le targhe alterne e il blocco del traffico infrasettimanale.
Nascondi la pallina sotto la campanella
Ad esempio, abbiamo il Partito Democratico, la maggioranza politica di tutta la provincia di Rimini da oltre 70 anni, che, a conferma di tutto quanto sopra esposto, si trova costretta ad eseguire V.I.A. [Valutazioni di Impatto Ambientale] diverse per ogni nuovo intervento. Ad esempio; la VIA per la 3ª corsia dell’A14, quella per l’ipotetica nuova SS16 affiancate, sono state realizzate come se fossero due entità distinte. Non hanno realizzato una sola V.I.A. globale -come il buon senso vorrebbe- perché le due viabilità sono affiancate. Il PD ha pensato che la statale 9, già vicina all’autostrada A14, non esiste e non inquina. Allo stesso modo la statale 16. Ognuna di queste realtà ben presenti sul territorio, non incidono e non si sommano per il PD. La conclusione è che hanno un apporto di inquinamento che non interferisce con l’altro ed anzi, invece di sommarsi si annullano a vicenda.
Hanno costruito realtà inqualificabili, addossate le une alle altre, e continuano a farlo isolando l’inquinamento di ciascuna.
Visto questo andamento, come può qualcuno dire che la situazione sta migliorando? Si perché c’è chi ci prova a raccontare delle sciocchezze, ma guardando questi dati inequivocabili non possiamo avere dubbi: sta inevitabilmente peggiorando di anno in anno.
Ora qualcuno potrebbe domandarsi alcune cose…
Perché raccolgo questi dati e riporto i risultati?
Come mai queste informazioni e considerazioni non sono raccolte anche altrove?
Com’è che la stampa non solleva il polverone?
Posso rispondere solo per la prima che mi coinvolge. Sulle altre situazioni non ho responsabilità
Non sono un complottista e neppure un pessimista.
Nella mia famiglia stanno tutti bene. Anche io, grazie!
Non ho interessi di parte economici, nessun amico legato a questioni inerenti. Legami partitici zero, neppure lavoro con attività legate all’ambiente.
Però qui ci vivo e così i miei figli.
Così spero che possano farlo i miei nipoti se lo vorranno.
Infine, la cosa più importante: non serve a niente sapere tutto questo senza poterlo divulgare.
Divulgo questi dati perché anche gli altri lo sappiano. Elaborare dati è il mio mestiere. Lo faccio perché voglio la consapevolezza dei miei concittadini. Se questi non si rendono conto della questione al più presto, sarà sempre troppo tardi per ogni intervento di ripristino. Un cittadino consapevole sa ciò che vuole. Un cittadino che sa quel che vuole fa in modo di scegliere sempre la cosa giusta. Se si sceglie la cosa giusta non si fanno più di queste …. ehm, la possibilità di scelta rende liberi. L’informazione rende liberi di scegliere.
Cosa si potrebbe fare per evitare tutto questo inquinamento?
Qualunque opera di sviluppo, progresso, sostenibilità, che possa essere inserita a Rimini è pertanto improponibile, almeno fino a che permarrà questa condizione sul nostro territorio. Qualunque opera di avanzamento, progresso, sviluppo, si voglia proporre in questo territorio, deve per forza passare dal miglioramento della qualità dell’aria, dell’acqua, ossia dell’ambiente.
Quindi, sapere i motivi per cui Rimini è tutt’oggi tra le 30 città più inquinate d’Europa, serve per permetterci di avere una scelta su tutte le proposte possibili dei temi più utili alla soluzione del danno.
Come affrontare la questione;
- Avviare la raccolta dei rifiuti porta a porta con tariffa puntuale sarebbe un grande passo. Per giungere al 90% di raccolta differenziata e non al 67% [sommandoci pure il recupero energetico dell’inceneritore]. Riconoscendo finalmente ai cittadini un servizio/costo che si paga da solo senza ingrassare le multinazionali;
- Spostamento del traffico ferroviario a monte dell’autostrada su tutta la provincia;
- Inglobamento della viabilità di superficie a maggiore impatto in un percorso interamente pannellizzato e microfiltrato, con sostegno alle energie rinnovabili per tutto il percorso provinciale;
- Dismissione graduale dell’impianto di incenerimento e degli impianti a biomasse con riconversione a progetti biocompatibili di smaltimento, compostaggio;
- Incentivare progetti urbani di edilizia solare fotovoltaica/termodinamica. Abbiamo enormi possibilità con una costa rivolta ad est e un soleggiamento intensivo dell’area marina;
- Realizzazione di nodi urbani serviti dalle attività e dalle infrastrutture cittadine, tramite gli strumenti urbanistici di incentivazione e lotta al degrado ed allo sfitto, per mezzo dell’attivazione dei punti di servizio al cittadino dislocati in tutti i quartieri;
- Stop all’introduzione di nuovi elementi ed emittenti che aumentino l’apporto inquinante, seppur minimo, come ad esempio: Introduzione di nuovo calcestruzzo ed elementi di contribuzione alla genotossicità come il NO², PM e CO², …., esempio pratico rinunciare ad Acquarena, T.R.C., incentivazione degli impianti a biomasse come nuovo miraggio, sistemi di trattamento meccanico biologico, nuova mobilità e costrizione della viabilità ai lunghi percorsi…;
- Riconversione alle piccole attività di esercenti ed artigiani nei quartieri, che non costringono necessariamente all’uso dell’auto. Abbandono graduale del concetto di consumismo capitalistico dei grandi iper centri commerciali;
- Stop alla realizzazione di nuovi piani urbani che non prevedano nettamente l’ottimizzazione versus riduzione del carico di mobilità.
Sembrano e sono piccole cose
Grandi impegni politici che nessuno si vuole accollare. Perché impopolari. Controcorrente. Punti di una visione trentennale di sviluppo… avanzamento, progresso, progressione, miglioramento, evoluzione… insomma le solite cose. Quelle che ci vorrebbero tutti uguali e tutti da tutelare.
Queste sono solo alcune delle proposte che premevano al MoVimento 5 Stelle della prima ora, condivise inoltre dalle associazioni ambientali del territorio. Sarebbe tutto parte della soluzione alle problematiche principali dell’inquinamento locale, ma sono sicuramente le più urgenti per la nostra Rimini. Non parliamo della soluzione economica a molte delle necessità intrinseche del territorio, ma si, sappiamo quanto le grandi infrastrutture -con azioni come queste- porterebbero qui una ventata di novità esulante dal solito cemento e sabbia.
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