Era il passatempo preferito di Leonardo Da Vinci dire fregnacce e postulare nuove teorie, come disquisire su ipotesi bizzarre squartando cadaveri. Però poi quel che raggiungeva di pratico lo scriveva su un quaderno. La sua stessa eredità ci è giunta proprio così.
Su questo taccuino c’erano disegni, quote, esperimenti, fallimenti e idee. Cose che ancora oggi sconvolgono gli esperti.
Così Albert Einstein, Sigmund Freud, Marie Curie, tantissimi altri prima e dopo di loro, avevano “taccuini” simili, tra i mentali e i reali.
Noi oggi siamo più attrezzati da questo punto di vista.
Abbiamo la possibilità di dettare le nostre fantasie ad uno smartcoso senza neppure perdere tempo a scrivere o digitare.
Facciamo esempi pratici: “Alexa, fammi sentire un pezzo di Janis Joplin“… qualche istante dopo tali pensieri sono all’altro capo del mondo e otteniamo una canzone di più di 50 anni fa.
Casi come questi si sprecano, proviamo qualcosa di più complesso.
Potremmo affermare: “Ehi Siri! … ricordami il 4 dicembre prossimo e tutti gli anni successivi di rinnovare l’assicurazione dell’auto quando sarò a casa“.
Possiamo stare certi che, anche se cambieremo telefono, anche se arriveremo a casa alle 6 di mattina quel giorno, anche se non ci sarà la corrente elettrica, ebbene, non ci dimenticheremo di fare questa cosa che abbiamo programmato. Perché Siri ha memorizzato la posizione geografica della nostra casa, ci controlla costantemente e, quando si avvereranno tutte le condizioni citate, il promemoria eseguirà lo scopo programmato dalla data impostata vocalmente. Anche se dovessimo cambiare casa nel frattempo riceveremo una notifica, chiaramente anche se non ci dovessimo recarci a casa per tutto quel giorno.
Gli esempi non si esauriscono qui. Interagire con i nostri smartcosi è ormai questione di istanti.
Seduti in macchina, abbiamo dimenticato di accendere l’allarme e di spegnere il riscaldamento, inoltre dobbiamo raggiungere un posto in cui non siamo mai stati. Per assurdo, dotati della tecnologia Smart Home, questo oggi non sarebbe più un problema;
“OK Google… 16 gradi in casa…“
“OK Google, arma l’allarme…“
0“OK Google, portami all’aeroporto di …“
Beh, qui non c’è bisogno di allegare immagini, per sapere che si aprirà Mappe offrendoci la possibilità di guidarci con la navigazione assistita. Questo ultimo comando chiaramente è disponibile a tutti già oggi senza necessità di dotazioni di Smart Home collegate a riscaldamento e allarme.
Queste stesse azioni potremmo eseguirle con ogni assistente a tecnologia vocale indistintamente, Siri di Apple, l’assistente vocale di Google o l’assistente personale di Amazon Alexa, semplicemente sostituendo il nome, in qualunque parte del mondo ci trovassimo. Quindi è possibile anche invertire le azioni, ossia attivare l’allarme e spegnere il riscaldamento anche quando saremo già in aeroporto.
Sistemi attuali di assistenza digitale
Le tecnologie in campo sono molteplici, spaziano i servizi come Home e Car, applicazioni e infrastrutture specifiche per collegarsi ad auto e casa, quindi pilotare vocalmente dispositivi di illuminazione, caldaie, sistemi di allarme, serre, impianti hi-fi.
Non sarò di certo io il primo ad aver chattato con qualcuno, dettando le risposte al mio smartguscio, oppure inviare una email con allegati senza neppure toccare lo schermo.
Certo, questa tecnologia non è ancora perfetta, come illustra il video sottostante.
Ma adesso torniamo alla nostra interazione con questo evoluto taccuino.
Taccuini per appunti, calendari interattivi, promemoria e assistenti digitali: menti e dispositivi si integrano.
Tali azioni e pensieri digitalizzati, possiamo eventualmente argomentarli e riutilizzarli nelle forme più disparate. Condividere pensieri, foto, video e altri contenuti, da circa un decennio è diventata azione comune per molti di noi.
Allo stesso modo in cui la nostra foto curiosa o il nostro video potrebbero raggiungere milioni di utenti, trasmettendo la nostra prospettiva e veicolando il messaggio che ci appartiene. Così il nostro documento di sintesi di un argomento specifico potrebbe fare altrettanto, raggiungendo quel qualcuno all’altro capo del mondo che ci aiuti a rendere il nostro lavoro migliore. Come fare questo però è la sfida delle sfide nell’ambito della condivisione.
Scopi della condivisione e della partecipazione
Questi dati si spera sempre che vengano condivisi con persone che hanno le stesse nostre passioni, in modo da ottenere partecipazione, anche se questo avviene oggi molto raramente. Uno dei limiti della tecnologia infatti è proprio questo: ottenere riscontro immediato ai nostri contenuti. A meno di non pagare per ottenere reazioni contattando più persone possibili, ma non sarebbe il modo giusto.
Lasciamo perdere chi è alla ricerca esclusiva di “Like” o altri piaceri mentali e corporali. Parliamo di poter condividere interessi con persone che condividono la nostra stessa passione, soprattutto di poter ottenere partecipazione. Questo in modo da aumentare globalmente il campo di conoscenze sul tema, grazie alla condivisione delle esperienze di ciascuno.
Libertà non è star sopra un albero, non è neanche avere un’opinione, la libertà non è uno spazio libero, libertà è partecipazione.
Giorgio Gaber
Categorizzazione dei pensieri e delle attività
Aumentare il rendimento della condivisione e della relativa conoscenza condivisa, è attualmente uno dei punti chiave per cui si sta applicando il mondo dei gruppi sociali. A parte il primo obiettivo delle big company, come Twitter, Facebook, Google, che hanno chiaramente più a cuore il rendimento economico, si sta comunque cercando di risolvere con funzionalità di “tag” ossia, etichette contestuali. In pratica si cerca di categorizzare la condivisione di contenuti in modo che persone e i contenuti condivisi si incontrino il prima possibile.
Per fare ciò si usano appunto i #tag. Quel simbolo di cancelletto li associa globalmente come identificativi unici di argomento. Li troviamo su Twitter, Instagram, Youtube, come su Facebook, nei blog, nei forum e in tanti altri settori dell’informazione di massa.
Esempi pratici di integrazione da condivisione
Ecco quindi che la nostra passione per la bici potrebbe incontrare altri esseri umani con la nostra stessa passione. Per far si che ciò accada ogni pubblicazione inerente questo argomento sarà dotata dei tag contestuali: #bicicletta #bici #bike e così via a seconda dello specifico soggetto. La ricetta della nonna che custodiamo da decenni potrebbe allietare qualche altra famiglia, perciò #ricetta #ricette eccetera. Il nostro costruito in officina/falegnameria/serra/giardino/azienda potrebbe essere condiviso e allargato di conoscenze con il resto del mondo con la semplice aggiunta di tag inerenti. Il segreto chiaramente sarà quello di essere il più specifici possibili e usare un numero di tag congruo. Se provate a cercare “bici” su google o in qualunque social, potreste ottenere milioni di risultati. Invece, se ad esempio la vostra bici ha uno sci al posto della ruota anteriore e amate scendere così le piste, i probabili tag saranno #skibike #snowriding e qualcosa del genere.
Voglio costruire una casetta per uccellini e scoiattoli con dentro del cibo, da tenere in giardino, in modo che questi animaletti non vengano a sporcare in altre parti della casa. Ma non so fare il tetto, per cui mi rivolgerò alla rete per qualche indicazione cercando #birdhouse. Ma se sono io ad aver creato una casetta con i controfiocchi e soluzioni innovative, allora scriverò i tag mentre la pubblico.
Vorrei finalmente capire come fare bene la ricetta degli spaghetti alla carbonara, ma non ho compreso se ci va il fondo di cipolla o meno. Evito l’esterofilia visto che si gioca in casa con la cucina italiana e cercherò le parole chiave che contengano i tag #carbonara e #cipolla.
Ecco come la rete funziona e ci aiuta, proponendoci migliaia di siti che hanno tag, parole chiave, connesse all’argomento cercato.
Arricchire per essere arricchiti
Stefano 2010
Velocità esponenziale della conoscenza
Immaginiamo cosa potrebbe fare oggi un Albert Einstein con tutto questo. Non sarebbe più limitato a dover scrivere trattati a riviste e giornali specializzati. Non dovrebbe più contattare le università per conoscere illustri scienziati, quindi attendere la corrispondenza e affrontare lunghi viaggi per vedersi e condividere per poco tempo.
Nel giro di qualche istante troverebbe su Reddit tutte le persone che si occupano di una data materia. In breve tempo sarebbe in chat o in video conferenza con un fisico dall’altra parte del mondo. Magari proprio mentre questo si appresta a fare esperimenti che altrimenti avrebbero richiesto mesi, anni, decenni di studi.
Viviamo in un epoca in cui abbiamo milioni di potenzialità
Ci sarebbero tante altre possibilità, ma sono al momento congelate. Ad esempio la guida autonoma dei veicoli che attualmente è incartata su una questione etica: se sia reputato meno blasfemo investire un anziano o un bambino, in caso di necessità di scelta da parte dell’intelligenza artificiale che se ne dovrà occupare. Perché in quel millesimo di secondo in cui il mezzo verrà colpito da un altro veicolo, l’AI contenuta nella nostra automobile potrà decidere di dare gas per spostare il mezzo di 40 cm e investire così il vecchietto, invece di proseguire senza gas e colpire il passeggino, questo prima di schiantarsi contro il muro del marciapiede.
Ecco perché al momento la tecnologia non può auto-categorizzare i nostri contenuti
Immaginate la situazione, ebbene, l’etica di questa scelta la dovremo decidere noi con un opzione vocale sul mezzo, oppure la devono decidere i programmatori in base al paese di destinazione del veicolo. Questo visto che in Cina è reputato meno immorale investire un bambino, mentre in Europa sarebbe più giusto sacrificare il vecchio.
Vi ci vedo a dire: “Ehi Siri, imposta ‘AI Car’ in modo che prediliga ‘figura giovane’.”
Ora sappiate che, in caso di incidente, se AI Car vi vedrà due anni più vecchio della persona che sta a pochi metri da voi, ebbene sarete salvi, altrimenti…
Beh, il consiglio in quel caso sarà: usate creme di bellezza e un abbigliamento congruo…
Evoluzione futura del taccuino virtuale
Oggi la cosa potrebbe suonare strana a qualcuno, eppure siamo già a questo punto. Domani sarà ancora più immediato catturare decisioni, pensieri, intuizioni, arte, sogni e qualunque altra cosa venga in mente ai noi del futuro: invece di un antiquatissimo dispositivo ad occuparci le mani, potremmo avere direttamente un chip elettronico indossabile, un accessorio strumentale o una sorta di tatuaggio digitale. Non mi spingo oltre per non cadere nella fantascienza, ma voi pensate liberamente a visori su lenti alimentate dalla tensione superficiale del nostro corpo, chip intracraniali e qualunque altra fantasia.
Tale strumento, lasciandoci le mani libere, consentirà di poter archiviare pensieri e sogni su una memoria. Così che ci sia possibile recuperare ed analizzare tali informazioni in un secondo tempo, ma soprattutto, in base a parole chiave, queste informazioni una volta organizzate potranno unirsi ai dati di altre persone per formulare la sezione mancante del nostro pensiero.
Oggi forse la sola idea ci schifa, ma il futuro è in quella direzione.
Dimentichiamo tutte le implicazioni per cui un interprete, come è l’assistente digitale oggi, non sia in grado di capire perfettamente le nostre richieste e fare dei danni.
L’avatar: noi stessi nella rete
Già oggi avviene più o meno così: “il meglio di noi” o almeno ciò che crediamo lo sia, è sul nostro profilo social. Le nostre foto più belle insieme alle citazioni che ci piacciono. Libri, film, ricette o foto di cibi, tra i nostri preferiti, sono in bella vista nei nostri contenitori account che nel frattempo evolvono e studiano i nostri contenuti, profilandoci come se fossimo parte di un enorme esperimento sociale. Ma soprattutto al momento più che altro per economizzare il nostro profilo.
In futuro invece nella rete esisterà un nostro avatar, completamente funzionale e interagente, in grado di cercare cose per conto nostro, unire dati, riportarci l’essenza, dialogare con altri avatar.
All’inizio potrebbe essere solo un’esperienza visiva e poi anche acustica, ma ogni nostro senso un giorno sarà coinvolto.
Non avremo bisogno di aprire i social, saranno loro a venire da noi, un po’ come fanno oggi le notifiche ma in modo molto più discreto e personale.
Implicazioni di carattere sociale e psicologico?
Bene, qual’è il problema di tutto ciò? Beh, oltre alle implicazioni delle menti di agricoltori e cacciatori, praticamente immutate de centinaia di migliaia di anni e scaraventate a forza nel terzo millennio?
Un’epoca in cui stiamo approntando a diventare una civiltà interplanetaria.
Ci sono molte persone tra di noi che non sanno affrontare problemi pratici. Sono persi davanti all’avanzare della tecnologia e succubi del mondo che li circonda. Individui che vedono in ogni cosa nuova un pericolo, fino a smentire la stessa realtà odierna di un mondo violentato, sovrappopolato e carente di ossigeno.
Il semplice fatto di avere addosso, in modo semi-permanente, un dispositivo e a tutte le conseguenze possibili, oltre alle questioni di privacy che ancora oggi sono [incredibilmente] in mano a soggetti terzi, senza dimenticare che tali soggetti possono abilmente e contrattualmente scollegarvi dalla rete a loro discrezione… Allora, qual’è il problema, cosa vogliamo affrontare per primo?
Non vorremo mica fare la fine del pesce tecnologicamente avanzato, mentre qui si stanno affrontando problemi di lavori che scompaiono perché eseguiti da nuovi robot. Una delle tante realtà con cui dobbiamo già fare i conti oggi.
Su una cosa possiamo essere assolutamente certi: questo futuro non avanzerà o si fermerà perché a noi piace o non piace. La tecnologia avanzerà e quanto scritto si realizzerà. Possiamo solo contribuire partecipando attivamente alle politiche future di Privacy ed Etica.
La cosa è diventata impellente, perché presto dovremo confrontarci con questi soggetti qui.
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