La colonizzazione del Pianeta rosso, il nostro Marte, è la conseguenza di una paura ancestrale di avere uno scenario apocalittico sulla Terra. Anche il paladino della nuova corsa spaziale, Elon Musk, sostiene che serve un piano B per difendersi dalla propria estinzione
L’interesse per Marte
L’interesse per Marte venne meno a partire dagli anni Sessanta. Seguendo le riflessioni di Ballard, l’attenzione del pubblico e degli intellettuali si volse verso un altro spazio, quello “interno” della Terra. Ciononostante negli ultimi anni stiamo assistendo alla riapparizione del pianeta rosso in numerosi ambiti. Da quello cinematografico e letterario a quello economico (New Space). Fino al recupero del significato utopico del pianeta grazie a progetti visionari come quello relativo alla sua futura terraformazione.
Michio Kaku
Nel suo ultimo libro (Il futuro dell’umanità) il fisico Michio Kaku avverte fin dal prologo che ci sono molte possibilità che l’umanità un giorno scompaia. L’estinzione è infatti una norma fra le forme di vita che hanno abitato la Terra. Tanto vero che il 99,9 per cento di esse sarebbe oramai scomparso.
Le minacce
Le minacce che si stringono intorno alla specie umana sono molteplici;
- una catastrofe naturale, come l’eruzione di un vulcano;
- una catastrofe dovuta all’azione umana, come il riscaldamento globale, l’eccessiva crescita demografica o l’uso di armi di distruzione di massa in un conflitto;
- la collisione di un asteroide o di una cometa, un NEO (Near Earth Objects). Come quello che fu tra le cause dell’estinzione dei dinosauri 65 milioni di anni fa;
- l’inevitabile trasformazione del Sole in una stella gigante rossa, fra cinque miliardi di anni. Evento che probabilmente causerà l’aumento della sua dimensione e del calore della Terra, facendo perire tutte le forme di vita.
Una via di fuga
Di fronte a un panorama così avvilente, all’umanità non resterebbe che trovare una via di fuga. Una di queste potrebbe essere il conquistare un altro luogo dove creare una colonia umana, un piano B, un’altra Terra. È questa un’ipotesi che era già stata avanzata da molti, fra i quali Carl Sagan e Stephen Hawking. Diventare una specie biplanetaria, multiplanetaria o interplanetaria, aumenterebbe enormemente le possibilità di sopravvivere all’estinzione.
Poiché le attuali limitazioni tecnologiche rendono impossibile una missione del genere al di fuori del sistema solare, l’opzione più realista sembrerebbe rappresentata da Marte. I tempi per raggiungere Giove e Saturno sono infatti impossibili date le distanze. Venere, pur essendo simile per dimensione alla Terra, ha temperature che giungono ai 480ºC e una pressione atmosferica pari a cento volte quella terrestre.
Marte al contrario per certi versi è simile alla Terra. Il giorno marziano (Sol) di 24 ore, 39 minuti e 35 secondi. L’asse di rotazione di 25º è molto simile a quello della Terra. Possiede persino delle stagioni. Mentre per quanto riguarda gli aspetti che lo rendono inabitabile si pensa che la scienza troverà prima o poi un modo per risolverli.
La colonizzazione di Marte
La colonizzazione di Marte come conseguenza di uno scenario apocalittico sulla Terra è una delle ragioni che impiegano spesso i difensori della nuova corsa spaziale. Elon Musk ha sostenuto spesso che Marte è il piano B di cui l’umanità ha bisogno per difendersi dalla propria estinzione. In caso di un conflitto nucleare sulla Terra, Marte si troverebbe abbastanza lontano da mantenere al sicuro la comunità che vi si fosse insediata.
Certamente più al sicuro della vicina Luna. “Se ci fosse una Terza guerra mondiale, vogliamo assicurarci che ci sia almeno un seme della civilizzazione umana da qualche altra parte per recuperarla e ridurre la lunghezza dei secoli bui”.
Per un lettore di fantascienza l’idea non dovrebbe risultare nuova.
Ci aveva già pensato Isaac Asimov in Fondazione (1951), raccontando lo psicostoriografo Hari Seldon. Il quale suggeriva la costituzione di una comunità di scienziati ai confini dell’Universo per salvaguardare il sapere umano.
Così sopraggiunge la New Space Economy
La New Space, anche chiamata New Space Economy, è nata grazie al convergere di una serie di fattori. Da un lato abbiamo il miglioramento tecnologico nel settore aerospaziale. Dall’altro l’apertura ai privati dei servizi di trasporto di merci e persone alla Stazione Spaziale Internazionale (ISS). Come il programma Commercial Orbital Transportation Services della Nasa, annunciato nel 2004.
Gli ambiti della New Space sono diversi. Dalla messa in orbita dei tradizionali satelliti per la telecomunicazione, al trasporto delle merci e delle persone. Fino alla più ambiziosa estrazione di risorse minerarie sugli asteroidi.
Fra i tanti imprenditori coinvolti, spiccano tre nomi;
- Elon Musk, fondatore di SpaceX;
- Jef Bezos, a capo di Blue Origin;
- Richard Branson, proprietario della Virgin Galactic, specializzata proprio nel turismo spaziale.
Questi tre uomini hanno qualcosa in comune;
- sono fra i più ricchi del mondo, tanto che si parla spesso di una Billionaire Space Race;
- hanno accumulato le loro fortune grazie alle nuove tecnologie e a internet;
- sono stati fondatori di grandi compagnie, rispettivamente di Paypal, Amazon e Virgin.
Complice l’innovazione tecnologica
Non a caso, uno dei fattori determinanti per lo sviluppo di questa nuova economia è stata l’innovazione tecnologica. Ogni salto tecnologico è riuscito ad abbattere i prezzi dei voli.
SpaceX, ad esempio, è riuscita a progettare e a rendere operativo il razzo a due stadi Falcon 9. In grado di recuperare il suo primo stadio facendolo atterrare in verticale su una piattaforma in mezzo all’oceano. É stato usato in più occasioni, per portare in orbita geostazionaria un satellite, oppure per attraccare alla ISS.
Nel 2012 SpaceX è stata la prima azienda privata a inviare una nave alla ISS. Anche in quell’occasione Elon Musk ha annunciato più volte che il suo obiettivo finale è creare una colonia su Marte. Questo dopo aver organizzato una rotta cargo verso il pianeta, funzionante ogni 26 mesi, “proprio come un treno che parte dalla stazione”.
Per ora ci accontentiamo della Luna
Oltre ai privati, anche alcuni Stati stanno dedicando risorse all’esplorazione spaziale, soprattutto della Luna. Il 3 gennaio 2019 una sonda cinese, la Chang’e-4, è atterrata sul lato oscuro del satellite. Il primo passo verso la costruzione di una stazione spaziale in grado di ospitare missioni con equipaggio umano.
Se la missione fosse riuscita, l’India sarebbe stato il quarto Paese a far atterrare un suo lander sulla Luna, dopo Stati Uniti, Russia e Cina.
Tanto interesse è giustificato dal fatto che la costruzione di una base sul suo suolo renderebbe più semplice effettuare viaggi nello spazio. In questo modo il problema dell’elevata forza di gravità della Terra verrebbe meno.
Restano comunque scogli tecnologici oggi apparentemente insormontabili
Le numerose difficoltà tecniche rappresentate da un viaggio interplanetario lungo vari mesi hanno posticipato la prima missione umana su Marte. Intanto la tecnologia progredisce e ci porta uno scalino avanti ogni giorno. Da una parte è certamente vero che la tecnologia attuale potrebbe risolvere alcune questioni come il consumo del sistema di propulsione della nave spaziale. Altre questioni rimangono aperte. Come la protezione degli astronauti dalla radiazione cosmica e la produzione di alimenti e il rifornimento di acqua potabile durante la missione.
Lo scoglio economico
Ma anche se si riuscissero a risolvere le questioni tecniche, rimarrebbe lo scoglio rappresentato dall’enorme costo economico del progetto. Bisogna quindi considerare che data l’attuale dotazione tecnologica, Marte non è un obiettivo realistico. Marte è un obiettivo simbolico, una narrazione necessaria (o storytelling se si preferisce usare un termine brutto). Guardando direttamente oltre la Luna, distoglie anche da quello shock culturale che è stata l’interruzione del programma d’esplorazione spaziale con esseri umani.
Nella nuova era spaziale le aziende stanno usando il significato simbolico di Marte. L’utopia che ha rappresentato per l’umanità nel corso di un lasso di tempo così lungo. Al fine di costruire un discorso che dia un senso a un progetto capitalistico.
Bisogna interpretare tutto ciò che rappresenta Musk, quando afferma di star lavorando per agevolare la costruzione di una futura colonia umana su Marte. In realtà sta costruendo intorno alla sua azienda un discorso incredibilmente suggestivo. Questo indubbiamente mentre sta realmente lavorando per salvare l’umanità grazie al progresso scientifico e per espandere la specie nel sistema solare. Una prospettiva di gran lunga più attraente rispetto a quella proposta dal movimento ecologista: restrizione dei consumi e decrescita.
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